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A Dragon Arrives!
Ejhdeha Vared Mishavad!
Durata
107
Formato
Regista
Metà anni Sessanta. Il detective Babak Hafizi (Amir Jadidi) si trova sull’isola di Qeshm nel Golfo Persico per indagare sulla morte di un importante figura politica. I misteri, però, presto si infittiscono: terremoti inspiegabili, creature minacciose, persone che non sono chi dicono di essere. Cosa sta succedendo attorno al detective Hafizi?
Tra i film peggiori visti all’interno del concorso del Festival di Berlino 2016, A Dragon Arrives è un confuso pasticcio in salsa pulp, in cui il regista Mani Haghighi cerca di nascondere la povertà di una narrazione fragile e superficiale dietro una spessa patina visiva e una fastidiosa e invadente colonna sonora. Si alternano interrogatori, racconti, storia politica dell’Iran, in un susseguirsi di incoerenti cambi di registro che toccano anche il mockumentary e l’allegoria sociale. Davvero troppo, anche perché Haghighi gira spesso a vuoto e perde il controllo di un’opera forzatamente sperimentale e metanarrativa. Un film che, nonostante tale sovrabbondanza di suoni e immagini, non riesce a interessare praticamente mai.
Tra i film peggiori visti all’interno del concorso del Festival di Berlino 2016, A Dragon Arrives è un confuso pasticcio in salsa pulp, in cui il regista Mani Haghighi cerca di nascondere la povertà di una narrazione fragile e superficiale dietro una spessa patina visiva e una fastidiosa e invadente colonna sonora. Si alternano interrogatori, racconti, storia politica dell’Iran, in un susseguirsi di incoerenti cambi di registro che toccano anche il mockumentary e l’allegoria sociale. Davvero troppo, anche perché Haghighi gira spesso a vuoto e perde il controllo di un’opera forzatamente sperimentale e metanarrativa. Un film che, nonostante tale sovrabbondanza di suoni e immagini, non riesce a interessare praticamente mai.
