Allucinazione perversa
Jacob's Ladder
Durata
113
Formato
Regista
Traumatizzato dalla guerra in Vietnam e dalla morte del figlioletto, il reduce ed ex filosofo Jacob Singer (Tim Robbins) vive ai margini della società, tentando di riprendere una vita normale. Quando strani incubi e visioni iniziano a tormentarlo, decide di indagare: scoprirà un'agghiacciante verità.
Dopo il successo di Attrazione fatale (1987), Adrian Lyne cambia decisamente registro e sceglie di dirigere un dramma dalle venature horror che sviscera gli orrori del militarismo e i conseguenti effetti sulla società. La sceneggiatura di Bruce Joel Rubin alterna sapientemente realtà e immaginazione (assai vividi gli incubi di Jacob), fondendole senza soluzione di continuità (al fine di creare un funzionale straniamento) e rendendo palpabile il delirio mentale del protagonista: fondamentale, in tal senso, la rappresentazione di una New York cupa e malsana, specchio e metafora di un lacerante disagio interiore. Lo sviluppo si rivela a tratti contorto e il finale (lievemente scontato) tradisce in parte le ambizioni elevate, ma Lyne non è mai stato così convincente e, soprattutto, coerente nel visualizzare gli insondabili abissi di una mente malata. Ottima performance di Tim Robbins. Fotografia di Jeffrey L. Kimball, musiche di Maurice Jarre.
Dopo il successo di Attrazione fatale (1987), Adrian Lyne cambia decisamente registro e sceglie di dirigere un dramma dalle venature horror che sviscera gli orrori del militarismo e i conseguenti effetti sulla società. La sceneggiatura di Bruce Joel Rubin alterna sapientemente realtà e immaginazione (assai vividi gli incubi di Jacob), fondendole senza soluzione di continuità (al fine di creare un funzionale straniamento) e rendendo palpabile il delirio mentale del protagonista: fondamentale, in tal senso, la rappresentazione di una New York cupa e malsana, specchio e metafora di un lacerante disagio interiore. Lo sviluppo si rivela a tratti contorto e il finale (lievemente scontato) tradisce in parte le ambizioni elevate, ma Lyne non è mai stato così convincente e, soprattutto, coerente nel visualizzare gli insondabili abissi di una mente malata. Ottima performance di Tim Robbins. Fotografia di Jeffrey L. Kimball, musiche di Maurice Jarre.