Venezia. Enrico (Tony Musante), oboista alla Fenice, scopre di avere un male incurabile. Invita l'ex moglie Valeria (Florinda Bolkan) in città e le rivela che presto morirà. I due passeranno insieme un'ultima, intensa giornata: si amano ancora, ma dovranno separarsi.

Al di là della colonna sonora di Stelvio Cipriani, efficace e di autentico culto, Anonimo veneziano, esordio alla regia di Enrico Maria Salerno, è un'opera prima da dimenticare, un melenso compitino sul ritorno di fiamma e sugli amori che non si spengono mai, con la solita tragedia che incombe. Sullo sfondo, una Venezia sgradevole e morente, dalla decadenza forzatamente allegorica. I due personaggi principali sono caricaturali, e la loro relazione è strappalacrime e melodrammatica oltre ogni limite di sopportazione: un Love Story (1970) all'italiana, ma ancor più modesto. Inutilmente raffinata la fotografia di Marcello Gatti.
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