L'editore Dario (Max Parodi) arriva a Mantova da Milano insieme alla moglie Marta (Anna Jimskaia), per il Festival della letteratura. Mentre l'uomo è indaffarato per ragioni professionali, la sua signora si lascia presto incantare dalle grazie di Leon (Riccardo Marino), che la inizia a un mondo di trasgressione a lei ancora ignoto.

Tra opere di Giulio Romano e iniziative letterarie, si consuma il dramma della sodomia firmato Tinto Brass, qui ai minimi storici (ed estetici). Ritornano tutti i suoi più infuocati interessi, dalla fascinazione per i lati B all'idea che, in fondo, il tradimento possa servire a rinvigorire lo spirito di una relazione in crisi. Se non fossero questioni trite e ritrite nell'immaginario del regista, che qui si prende qualche licenza in più e inserisce sequenze erotiche eloquentemente più spinte rispetto ai film precedenti, potrebbe pure sembrare parzialmente interessante, anche come apologo del softcore, nostrano senza troppe pretese. La corda dell'interesse per il cinema di Brass – che appare in un cameo – è tuttavia più risicata che mai. Accompagnato da numerose polemiche (inclusa l'ipotetica esclusione alla Mostra di Venezia), il film è uscito in sala in Francia, mentre l'Italia si è dovuta accontentare di vederlo distribuito direttamente in dvd. Se scomposto, il titolo può interpretarsi non solo come "amore mio" dal francese, ma anche come commistione tra "mona" (vagina in dialetto veneto) e "amour".
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