Il re barbaro Ardarico (Diego Abatantuono) parte al comando di un esiguo manipolo di improbabili guerrieri alla volta di Roma, per vendicare il saccheggio del proprio villaggio. Una profezia lo porterà ad assumere il nome di battaglia di Attila; dovrà però vedersela non solo con gli acerrimi nemici romani, ma anche con l'incompetenza dei propri sodali.

I prolifici registi Castellano e Pipolo, anche sceneggiatori sulla base di un bislacco soggetto di Mario Cecchi Gori, danno luce a una delle commedie italiane (s)cult degli anni '80. Goliardico, vernacolare e demenziale, Attila flagello di Dio poggia sulle spalle di Diego Abatantuono, impegnato a riproporre il consueto personaggio del meridionale emigrato al nord, stavolta sotto le arcaiche vesti di un barbaro condottiero, già visto in Eccezzziunale... veramente e Viuuulentemente mia, firmati nel 1982 da Carlo Vanzina. Agli esigui riscontri al botteghino all'epoca, fece seguito una successiva riabilitazione del pubblico, che ne apprezzò la comicità grezza e ingenua, supportata da tormentoni ancor oggi celebri quali lo spelling del nome Attila («A come atrocità,doppia T come terremoto e traggedia, I come ira di Dio, L come lago di sancue e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!»). Consigliato unicamente ai fanatici della commedia più scollacciata e demenziale. Nel cast anche Franz Di Cioccio, batterista della prog band italiana P.F.M., il quale firma la colonna sonora in collaborazione con Franco Mussida.
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