Nello scantinato di un’abitazione dove è avvenuto un misterioso duplice omicidio viene trovato il cadavere di una giovane donna. Il medico legale Tommy Tilden (Brian Cox), insieme al figlio Austin (Emile Hirsch), è incaricato di eseguire l’autopsia per capire le cause della morte. Man mano che l’analisi sul cadavere prosegue, i due faranno delle scoperte sempre più inquietanti e il mistero sul motivo del decesso si infittisce.

Horror claustrofobico e abbastanza originale, Autopsy è il primo lungometraggio in lingua inglese girato in solitaria dal norvegese André Øvredal, fattosi conoscere con il precedente Troll Hunter (2010). È un film che parte forte e tutta la prima parte è diretta senza intoppi, efficace nell’aumentare il livello di suspense e capace di sorprendere grazie a una messinscena che punta moltissimo sull’ambientazione della sala per autopsie, in cui si svolge quasi tutta l’azione. Il ritmo si mantiene più che discreto, ma qualcosa scricchiola nella seconda parte a causa di una sceneggiatura che perde lo smalto iniziale e si fa un po’ prevedibile e forzata in alcuni passaggi. Il finale, inoltre, non è all’altezza delle aspettative iniziali, anche se i fan del genere complessivamente possono anche accontentarsi. Il nome che viene dato alla ragazza senza vita, Jane Doe, è un nome generico che viene utilizzato in tribunale per indicare una figura femminile dall'identità ancora sconosciuta.
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