Vincenzo (Paolo Briguglia) vive a Palermo e lavora al mercato ittico. Il figlio Giovanni (Vincenzo Ragusa), di dieci anni, lo accompagna spesso nei giri di distribuzione del pescato: presto il bambino si renderà conto che il pesce è solo una copertura e che, per vivere, il padre in realtà fa il corriere della droga.



Tratto dal romanzo di Giacomo Cacciatore, Figlio di Vetro, ambientato però negli anni '70, l’esordio alla regia di Federico Cruciani è ambizioso e si muove tra il thriller, il noir e il film di denuncia, cercando di offrire un ritratto meno scontato della mafia siciliana e dei suoi movimenti. Il problema è il punto di vista, dalla parte del bambino, che si fa carico dei rischi del caso e li prende tutti, scivolando troppo spesso nella retorica e dipingendo un quadro piatto, senza sfumature, come in una favola vecchio stile, dove tra buoni e cattivi non si fatica a distinguere. Apprezzabili le intenzioni, ma il risultato non è riuscito, nonostante la discreta prova di Paolo Briguglia (Basilicata Coast to Coast, 2010). Presentato alla Festa del Cinema di Roma 2015 nella sezione Alice nella città.
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