Laura (Seidi Haarla) è una ragazza finlandese che vive a Mosca per studiare archeologia. Mentre la sua relazione sentimentale sembra essere arrivata a un punto morto, la giovane prende un treno diretto verso il circolo polare artico, per osservare da vicino dei preziosi petroglifi. Laura è costretta a dividere, per tutto il lungo viaggio, una piccola cabina con un minatore russo di nome Ljoha (Yuriy Borosov), che inizierà pian piano a conoscere…

Tratto dal romanzo omonimo di Rosa Liksom del 2011, il film di Kuosmanen può ricordare il cinema di Richard Linklater e, in particolare, Prima dell’alba. Essenziale nella messinscena e intenso nei dialoghi, il lungometraggio ha le sue parti migliori proprio a bordo del treno, tanto da restituire allo spettatore un’atmosfera da altri tempi, dal piglio romantico e avventuroso, dovuta proprio al fascino di uno dei mezzi di locomozione più rappresentati e importanti nella storia della settima arte. Il viaggio diventa presto un modo per ritrovare connessioni umane in un mondo segnato dalla separazione e dall’isolamento (non è un caso il luogo dove si stanno dirigendo i due protagonisti), gradualmente, senza fretta, arrivando a scoprirsi l’un l’altro e cercando di trovare una nuova natura anche dentro se stessi. Un po’ in calo nella parte centrale, il film soffre di una certa ridondanza, ma riesce a rialzarsi bene nel finale e la prima ora è indubbiamente coinvolgente e capace di incuriosire. Presentato in concorso al Festival di Cannes 2021.
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