Nido di vipere
Jipuragirado japgo sipeun jimseungdeul
Durata
108
Formato
Regista
I destini di diverse persone si intrecciano attorno a una misteriosa borsa piena di denaro. Chiunque entri in contatto o senta parlare di quei soldi sarà disposto a tutto pur di ottenerli così da cambiare vita.
Interessante opera prima di Kim Yong-hoon, esordiente sia come regista che come sceneggiatore, Nido di vipere prende spunto da un romanzo dell’autore giapponese Keisuke Sone, ma sembra essere soprattutto il cinema degli anni Novanta il suo vero riferimento. Viene subito in mente il cinema pulp di Quentin Tarantino, non soltanto per l’idea della misteriosa valigetta à la Pulp Fiction, ma anche per l’intersecarsi di varie temporalità e punti di vista all’interno di una narrazione corale. La mano del neo-regista è già matura, il ritmo è buono e il film risulta un (neo)noir godibile e abbastanza avvincente; allo stesso tempo però la sensazione di già visto e l’incapacità di rendere tutti i colpi di scena realmente sorprendenti lo rende anche un film “vecchio”, che aggiunge poco al genere di riferimento e che somiglia eccessivamente anche a tanti altri lungometraggi coreani del nuovo millennio. Il montaggio rende comunque la visione coinvolgente, ma i personaggi restano eccessivamente stereotipati e il gioco a incastri a tratti è più macchinoso del dovuto. A ogni modo, un’interessante opera prima che lascia ben sperare per il futuro del regista. Presentato al Far East Film Festival 2020 e successivamente inserito nella piattaforma Fareastream.
Interessante opera prima di Kim Yong-hoon, esordiente sia come regista che come sceneggiatore, Nido di vipere prende spunto da un romanzo dell’autore giapponese Keisuke Sone, ma sembra essere soprattutto il cinema degli anni Novanta il suo vero riferimento. Viene subito in mente il cinema pulp di Quentin Tarantino, non soltanto per l’idea della misteriosa valigetta à la Pulp Fiction, ma anche per l’intersecarsi di varie temporalità e punti di vista all’interno di una narrazione corale. La mano del neo-regista è già matura, il ritmo è buono e il film risulta un (neo)noir godibile e abbastanza avvincente; allo stesso tempo però la sensazione di già visto e l’incapacità di rendere tutti i colpi di scena realmente sorprendenti lo rende anche un film “vecchio”, che aggiunge poco al genere di riferimento e che somiglia eccessivamente anche a tanti altri lungometraggi coreani del nuovo millennio. Il montaggio rende comunque la visione coinvolgente, ma i personaggi restano eccessivamente stereotipati e il gioco a incastri a tratti è più macchinoso del dovuto. A ogni modo, un’interessante opera prima che lascia ben sperare per il futuro del regista. Presentato al Far East Film Festival 2020 e successivamente inserito nella piattaforma Fareastream.