Vatel
Vatel
Durata
103
Formato
Regista
Per guadagnarsi i favori di Luigi XIV, l'orgoglioso Principe di Condé (Julian Glover) decide di organizzare tre giorni di grandi festeggiamenti per celebrare il passaggio della Corte di Versailles nelle sue terre. Per ideare il tutto, affida il suo destino al cuoco François Vatel (Gerard Depardieu), il più grande maestro di cerimonie dell'epoca, che, per assicurare il successo dell'impresa, ha a disposizione un esercito di servitori al fine di stupire e soddisfare il re.
Diretto da Roland Joffé, regista de La lettera scarlatta (1995) e Mission (1986), con la collaborazione alla sceneggiatura di Tom Stoppard, il film è tratto da una storia vera e si propone come una sorta di biografia sul più grande cuoco e supervisore di feste dell'epoca, consolato dall'illusione d'amore ma oppresso dalla sua ricerca maniacale della perfezione. Vatel, presunto spaccato della vita di corte ai tempi di Luigi XIV, non va oltre la calligrafica ricostruzione d'epoca che si avvale di pregevoli scenografie e sfarzosissimi costumi, per poi lasciar affondare tutto il resto in un manierismo incolore e senza possibilità di redenzione. La freddezza eccessiva con cui è trattata la storia è imputabile a un'assenza di scrittura che produce un andamento meccanico e diseguale, ma anche l'alchimia tra i due protagonisti, Depardieu e la Thurman, non è pervenuta, mentre intorno a loro gravita un gruppo di spaesati personaggi in abiti settecenteschi quasi sempre superflui. Inutilmente barocco, pomposo e virtuosistico sia visivamente che narrativamente: l'assenza di senso della misura è seconda solo all'incapacità di affabulare a dovere. Presentato Fuori Concorso al 53º Festival di Cannes.
Diretto da Roland Joffé, regista de La lettera scarlatta (1995) e Mission (1986), con la collaborazione alla sceneggiatura di Tom Stoppard, il film è tratto da una storia vera e si propone come una sorta di biografia sul più grande cuoco e supervisore di feste dell'epoca, consolato dall'illusione d'amore ma oppresso dalla sua ricerca maniacale della perfezione. Vatel, presunto spaccato della vita di corte ai tempi di Luigi XIV, non va oltre la calligrafica ricostruzione d'epoca che si avvale di pregevoli scenografie e sfarzosissimi costumi, per poi lasciar affondare tutto il resto in un manierismo incolore e senza possibilità di redenzione. La freddezza eccessiva con cui è trattata la storia è imputabile a un'assenza di scrittura che produce un andamento meccanico e diseguale, ma anche l'alchimia tra i due protagonisti, Depardieu e la Thurman, non è pervenuta, mentre intorno a loro gravita un gruppo di spaesati personaggi in abiti settecenteschi quasi sempre superflui. Inutilmente barocco, pomposo e virtuosistico sia visivamente che narrativamente: l'assenza di senso della misura è seconda solo all'incapacità di affabulare a dovere. Presentato Fuori Concorso al 53º Festival di Cannes.