Dopo l’assassinio dei suoi genitori per mano del boss di una famiglia malavitosa locale, Dwight Evans (Macon Blair) vive come un derelitto per le strade della costa del Maryland dormendo in una vecchia Pontiac blu tutta sgangherata (da cui il titolo Blue Ruin). Venuto a conoscenza della scarcerazione del criminale, Dwight intraprende una imprevedibile missione vendicativa...



Fulcro di questo thriller con tensione a lento rilascio, lungi dai canoni tradizionali del revenge movie, è la resa umana di un personaggio conflittuale e ambivalente estremizzata dal dramma imposto dalla perdita dei familiari e del consequenziale tema della difficoltà nell’elaborazione del lutto. Ambivalenza astutamente trasmessa anche dal brillante contrasto iniziale degli ambienti: la messa in scena di un contesto caldo e domestico (vedi le abitazioni vuote con le foto di famiglie dove Dwight soggiorna occasionalmente) da una parte, e il ritratto freddo e distaccato ai confini della società moderna dall’altra. L’utilizzo del widescreen, inoltre, imprigiona Dwight in mezzo a grandi spazi desolati che nascondono possibili pericoli e simboleggiano la sua mancanza di controllo sul dispiegarsi degli eventi. Alla sua seconda regia dopo Murder Party (2007), Jeremy Saulnier confeziona un notevole lavoro di messinscena e scrittura: il personaggio è complesso e mutevole e in grado di guidare e mantenere l’attenzione dello spettatore per tutta la durata del film. In bilico tra incoscienza e volontà, Dwight è un uomo ordinario in circostanze straordinarie, in cerca di pace più che di vendetta, che stimola l’empatia dello spettatore nonostante le discutibili decisioni che prende. La personalità del personaggio determina anche l’imprevedibilità della svolgimento narrattivo che, però, si indebolisce soprattutto dopo la prima metà del film allontanandosi dalla riuscita dell’intento coraggioso di portarci sia dentro la sofferenza che lo acceca e lo guida, che fuori la sua dimensione. Nella scena conclusiva Dwight è catapultato nuovamente di fronte all’intimità di un contesto domestico: questa volta però sono le persone a cui sta puntando il fucile quelle ritratte nelle foto di famiglia, a conferma di un’evoluzione contradditoria del protagonista che porta a un clamorosa battaglia finale all’ultimo sangue.
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