O-Take-San (Lil Dagover), figlia dell'ambasciatore giapponese Daimyo Tokuyawa (Paul Biensfeldt), rifiuta le tradizioni del suo paese evitando di diventare sacerdotessa e innamorandosi dell'ufficiale europeo Olaf J. Anderson (Niels Prien). Riuscirà a sposarlo e ad avere da lui un figlio, ma la tragedia è in agguato.

Fritz Lang si ispira alla celebre omonima opera di Puccini (e in particolare alla pièce Madame Butterfly di David Belasco e John Luther Long) per affrontare il tema (sinistramente profetico, soprattutto nel contesto tedesco dell'epoca) dell'incontro/scontro tra culture opposte e antitetiche. Nessuna particolare originalità (la limitata e limitante visione delle donne orientali, che secondo l'occidentale Olaf hanno tre virtù: «non sentono, non parlano e non vedono») e uno sviluppo frettoloso ai limiti dell'incomprensione (opera di Max Jungk), anche se alcuni guizzi fanno presagire le potenzialità future dell'autore: simmetrie visive sorprendenti, un'ossessiva cura geometrica delle inquadrature, alcune sequenze curate nei minimi dettagli (la cerimonia sul fiume). Il resto, tra esotismo spicciolo e aura da melodramma, rimane trascurabile. La protagonista Lil Dagover collaborerà con Lang anche in Die Spinnen, 1. Teil – Der Goldene See (1919), Die Spinnen, 2. Teil – Das Brillantenschiff (1920), Destino (1921) e Il dottor Mabuse (1922).
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