Bob Marley: One Love
Bob Marley: One Love
Durata
107
Formato
Regista
Robert Nesta Marley, meglio conosciuto come Bob Marley (Kingsley Ben-Adir), si trova a vivere grossi cambiamenti nella seconda metà degli anni Settanta. Tra posizioni politiche esplicitate, tra cui quella di proclamare un concerto per i due partiti in estremo contrasto della Giamaica, e attentati personali di cui lui stesso e la moglie Rita sono state vittime, prima della malattia e della scelta di rifugiarsi nella vita londinese, dove ritroverà un rapporto positivo con la musica e in particolare modo con i suoi fan.
Bob Marley: One Love è un banale e convezionale biopic musicale che racconta varie fasi della vita dell’artista, da quelle più scontate e rinomate come la passione calcistica, alle vicissitudini per trovare l’ispirazione musicale, arrivando alle sue molteplici relazioni adulterine. Purtroppo nella pellicola non vi è quasi nulla di sentimentale (di sicuro non una ricerca introspettiva del protagonista): pur essendo lui un rivoluzionario e un simbolo di una certa epoca, l’opera cinematografica non si mostra come tale, non raggiunge il medesimo livello di importanza e nobiltà, e finisce per procedere per inerzia e tramite un semplice ammucchiamento di situazioni della vita personale del cantante giamaicano. Il lungometraggio tende a basarsi su tipici e scontati stereotipi, virando costantemente sul piano emotivo di ogni situazione della vita del protagonista e, di conseguenza, la narrazione si racchiude in concetti, abitudini ed elementi estremamente scontati e soprattutto affrontati con troppa superficialità: in primis la scoperta della malattia e il rapporto ambiguo con la moglie Rita, fonte di ispirazione e sua prima sostenitrice. In poche parole: una delusione sotto tutti i punti di vista.
Bob Marley: One Love è un banale e convezionale biopic musicale che racconta varie fasi della vita dell’artista, da quelle più scontate e rinomate come la passione calcistica, alle vicissitudini per trovare l’ispirazione musicale, arrivando alle sue molteplici relazioni adulterine. Purtroppo nella pellicola non vi è quasi nulla di sentimentale (di sicuro non una ricerca introspettiva del protagonista): pur essendo lui un rivoluzionario e un simbolo di una certa epoca, l’opera cinematografica non si mostra come tale, non raggiunge il medesimo livello di importanza e nobiltà, e finisce per procedere per inerzia e tramite un semplice ammucchiamento di situazioni della vita personale del cantante giamaicano. Il lungometraggio tende a basarsi su tipici e scontati stereotipi, virando costantemente sul piano emotivo di ogni situazione della vita del protagonista e, di conseguenza, la narrazione si racchiude in concetti, abitudini ed elementi estremamente scontati e soprattutto affrontati con troppa superficialità: in primis la scoperta della malattia e il rapporto ambiguo con la moglie Rita, fonte di ispirazione e sua prima sostenitrice. In poche parole: una delusione sotto tutti i punti di vista.