Vincitori e vinti
Judgment at Nuremberg
Durata
186
Formato
Regista
Norimberga, 1948. Il giudice Dan Haywood (Spencer Tracy) viene chiamato a presiedere la corte che ha come imputati quattro giudici tedeschi accusati di ciminini contro l'umanità durante il Terzo Reich. Al di fuori dell'aula di tribunale, intanto, scoppia la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica.
È il secondo film consecutivo, per Stanley Kramer, ambientato nella corte di un tribunale. Se nel precedente E l'uomo creò Satana! (1960), il discorso era relativo allo scontro tra fede religiosa e dedizione alla scienza, qui è storico e di una più grande levatura morale: è il processo di Norimberga, che costrinse l'umanità a guardarsi allo specchio e a considerare uno scenario scioccante sotto ogni punto di vista. Kramer adotta la tradizione classica hollywoodiana per un film che non si pone altro obiettivo se non esporre la propria sacrosanta tesi con forza ed efficacia nel modo più diretto possibile. Utilizzando la retorica e l'enfasi cinematografica, il regista firma un'opera eccessivamente costruita a tavolino, ma capace comunque di colpire e far riflettere. Buono il lavoro del cast: dal sempre perfetto Spencer Tracy al posato ma sofferto Burt Lancaster (Janning), da Marlene Dietrich (Mrs. Bertholt) al giovane Maximilian Schell (Rolfe), premiato con l'Oscar, così come la sceneggiatura di Abby Mann. Kramer conquistò un'altra nomination come regista, ma dovette accontentarsi del solo Golden Globe.
È il secondo film consecutivo, per Stanley Kramer, ambientato nella corte di un tribunale. Se nel precedente E l'uomo creò Satana! (1960), il discorso era relativo allo scontro tra fede religiosa e dedizione alla scienza, qui è storico e di una più grande levatura morale: è il processo di Norimberga, che costrinse l'umanità a guardarsi allo specchio e a considerare uno scenario scioccante sotto ogni punto di vista. Kramer adotta la tradizione classica hollywoodiana per un film che non si pone altro obiettivo se non esporre la propria sacrosanta tesi con forza ed efficacia nel modo più diretto possibile. Utilizzando la retorica e l'enfasi cinematografica, il regista firma un'opera eccessivamente costruita a tavolino, ma capace comunque di colpire e far riflettere. Buono il lavoro del cast: dal sempre perfetto Spencer Tracy al posato ma sofferto Burt Lancaster (Janning), da Marlene Dietrich (Mrs. Bertholt) al giovane Maximilian Schell (Rolfe), premiato con l'Oscar, così come la sceneggiatura di Abby Mann. Kramer conquistò un'altra nomination come regista, ma dovette accontentarsi del solo Golden Globe.