Buoni a nulla
Durata
87
Formato
Regista
Gianni (Gianni Di Gregorio) deve un po' sottostare alle volontà di tutti, e il suo carattere mite non lo aiuta a far valere le proprie ragioni, nemmeno in famiglia. Marco (Marco Marzocca) è brillante ma anche ingenuo e troppo disponibile, e la procace collega di lavoro Cinzia (Valentina Lodovini) se ne approfitta costantemente.
Il cinema di Gianni Di Gregorio, che aveva stupito col candore e la spontaneità senile di Pranzo di Ferragosto (2008), continua a perseguire un'idea di cinema intima e trasognata, che fa della leggerezza e della spontaneità dell'attore-regista, presenza ingombrante nei suoi stessi film, il proprio marchio di fabbrica. Era così anche in Gianni e le donne (2011), ma in Buoni a nulla l'involuzione è ancora maggiore, perché la lievità ha ceduto il posto alla più totale e sciatta approssimazione narrativa e psicologica. Di Gregorio si muove infatti con fare svagato e dinoccolato come dentro a uno sfilacciato cartoon, dove i suoi personaggi non sono nient'altro che timidi bozzetti di un rotocalco vecchio almeno cinquant'anni. Quella di Di Gregorio è una visione poetica e trasognante così fuori dal mondo da risultare praticamente inattaccabile, ma che a lungo andare palesa tutti i suoi difetti, tra i quali la piacioneria dello stesso Di Gregorio, che gigioneggia in una storiella che né progredisce e tantomeno si evolve. Scanzonato cameo di Ugo Gregoretti.
Il cinema di Gianni Di Gregorio, che aveva stupito col candore e la spontaneità senile di Pranzo di Ferragosto (2008), continua a perseguire un'idea di cinema intima e trasognata, che fa della leggerezza e della spontaneità dell'attore-regista, presenza ingombrante nei suoi stessi film, il proprio marchio di fabbrica. Era così anche in Gianni e le donne (2011), ma in Buoni a nulla l'involuzione è ancora maggiore, perché la lievità ha ceduto il posto alla più totale e sciatta approssimazione narrativa e psicologica. Di Gregorio si muove infatti con fare svagato e dinoccolato come dentro a uno sfilacciato cartoon, dove i suoi personaggi non sono nient'altro che timidi bozzetti di un rotocalco vecchio almeno cinquant'anni. Quella di Di Gregorio è una visione poetica e trasognante così fuori dal mondo da risultare praticamente inattaccabile, ma che a lungo andare palesa tutti i suoi difetti, tra i quali la piacioneria dello stesso Di Gregorio, che gigioneggia in una storiella che né progredisce e tantomeno si evolve. Scanzonato cameo di Ugo Gregoretti.