Signore & signori
Premi Principali
Palma d’oro al Festival di Cannes 1966
Durata
118
Formato
Regista
Tre episodi. Toni Gasparini (Alberto Lionello) fa credere al suo medico (Gigi Ballista) di essere impotente in modo da sedurne la giovanissima moglie (Beba Loncar); Osvaldo Bisigato (Gastone Moschin) si innamora della bella cassiera Milena (Virna Lisi), lascia la moglie oppressiva (Nora Ricci) e crea uno scandalo; un contadino (Carlo Bagno) decide di denunciare i ricchi signori che hanno approfittato della figlia sedicenne, ma rinuncia quando la signora Gasparini (Olga Villi) gli offre una ingente somma di denaro.
Germi prosegue la sua lucida e corrosiva analisi sociale sull'Italia del tempo, affrontando la piccola borghesia di una città del Veneto (con ogni probabilità Treviso) mettendone in luce le ipocrisie e il fatuo perbenismo. Lo squallore della provincia è reso attraverso una galleria di personaggi meschini e grotteschi, perfidi e spietati, benestanti ma sostanzialmente infelici e moralisti. Gli unici che sembrano in qualche modo salvarsi dinnanzi a questo campionario di mostri dalla faccia per bene sono i protagonisti del secondo episodio, due ingenui e teneri innamorati che si trovano a lottare contro tutti gli ostacoli che una società rigidamente cattolica, conformista e puritana, impone, uscendone sconfitti. La satira di Germi e degli sceneggiatori Luciano Vincenzoni, Age e Scarpelli scandaglia con ironia sagace e amaro disincanto tutti i componenti di questo avvilente quadro umano senza risparmiare nessuno: quindi le donne dispotiche o frustrate si mostrano più incisive e feroci dei rispettivi uomini, così come contadini e giornalisti non fanno certo una figura migliore degli avidi e presuntuosi borghesi. L'episodio che vede protagonisti Gastone Moschin e Virna Lisi trae ispirazione e rilegge in chiave farsesca e malinconica il soggetto de L'uomo di paglia (1958), film firmato sempre da Pietro Germi. Palma d'Oro a Cannes ex aequo con Un uomo, una donna (1966) di Claude Lelouch.
Germi prosegue la sua lucida e corrosiva analisi sociale sull'Italia del tempo, affrontando la piccola borghesia di una città del Veneto (con ogni probabilità Treviso) mettendone in luce le ipocrisie e il fatuo perbenismo. Lo squallore della provincia è reso attraverso una galleria di personaggi meschini e grotteschi, perfidi e spietati, benestanti ma sostanzialmente infelici e moralisti. Gli unici che sembrano in qualche modo salvarsi dinnanzi a questo campionario di mostri dalla faccia per bene sono i protagonisti del secondo episodio, due ingenui e teneri innamorati che si trovano a lottare contro tutti gli ostacoli che una società rigidamente cattolica, conformista e puritana, impone, uscendone sconfitti. La satira di Germi e degli sceneggiatori Luciano Vincenzoni, Age e Scarpelli scandaglia con ironia sagace e amaro disincanto tutti i componenti di questo avvilente quadro umano senza risparmiare nessuno: quindi le donne dispotiche o frustrate si mostrano più incisive e feroci dei rispettivi uomini, così come contadini e giornalisti non fanno certo una figura migliore degli avidi e presuntuosi borghesi. L'episodio che vede protagonisti Gastone Moschin e Virna Lisi trae ispirazione e rilegge in chiave farsesca e malinconica il soggetto de L'uomo di paglia (1958), film firmato sempre da Pietro Germi. Palma d'Oro a Cannes ex aequo con Un uomo, una donna (1966) di Claude Lelouch.