Pensionato sessantenne, vessato da una madre asfissiante, trattato con sufficienza dalla moglie e sfruttato da figlia e fidanzato, Gianni (Gianni Di Gregorio) è ormai privo di stimoli. La sua vita monotona ha un improvviso scossone quando rincontra un vecchio amore (Valeria Cavalli) che risveglia in lui un'antica passione ormai da tempo sopita: la passione per le donne.

Reduce dall'inaspettato successo del suo esordio, Pranzo di ferragosto (2008), Gianni Di Gregorio cerca di riproporre la stessa fortunata formula con alcune piccole variazioni. Il tono farsesco, dunque, si fa più amarognolo, l'autoironia più accentuata e lo sguardo maggiormente malinconico: il regista, sceneggiatore e interprete riflette sul tempo che sfugge, sull'apatia endemica di un'età in cui gli stimoli iniziano a mancare e il rapporto con le generazioni più giovani è un misto di curiosità e rassegnazione dinnanzi alla propria inadeguatezza. Ma il tono scanzonato e divertito, agrodolce e mesto, non sempre ben si coniuga alla narrazione che, ancora una volta, si mostra troppo episodica e bozzettistica per reggere l'intera durata del film e risultare pienamente convincente e appassionante. Certo, il protagonista e alcune delle figure di contorno suscitano simpatia ma la confezione appare poco coesa, una sequela di gag sfilacciate, e a volte perfino autoreferenziali, proposte con stanca e prevedibile meccanicità. Piccolo cameo per Lilia Silvi, diva del cinema dei telefoni bianchi, che torna sul grande schermo dopo quasi sessant'anni.
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