In Belgio, l’iracheno Hamed (Hichem Yacoubi) viene derubato di un’antica caffettiera d’argento a cui è legato da profonde ragioni affettive; in Italia, un aspirante sommelier del caffè (Dario Aita) si fa coinvolgere in un’azione criminale quando la sua ragazza rimane incinta; in Cina, un giovane manager di grande successo (Lu Fangsheng) scoprirà gli affari sporchi della ditta per cui lavora e le sue certezze inizieranno a crollare.



Il caffè è il punto di raccordo di questo ambizioso dramma corale, diviso in tre storie di pari portata drammatica. Se l’idea di fondo del film a episodi può apparire originale e suggestiva, i limiti maggiori stanno in una narrazione didascalica, forzata e mai fluida come invece dovrebbe essere in un prodotto di questo tipo. Le riflessioni portate avanti si collegano alla contemporaneità (al precariato lavorativo, in primis) ma non hanno mai il respiro adeguato per poter colpire a fondo e, col passare dei minuti, scema l’attenzione nei confronti di un prodotto che non va oltre l’interesse del soggetto di partenza. Di maniera anche la regia, poco spontanea ed eccessivamente costruita a tavolino. Presentato nella sezione Giornate degli Autori della Mostra di Venezia 2016.
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