Coma profondo
Coma
Durata
113
Formato
Regista
Boston. La dottoressa Susan Wheeler (Geneviève Bujold) sospetta che, nell'ospedale in cui lavora, molti pazienti vengano tenuti deliberatamente in coma dopo le operazioni per l'espianto di organi. Il collega e compagno (Michael Douglas) non ne è convinto, ma ben presto le indagini della donna la metteranno in serio pericolo, confermando al contempo i suoi sospetti.
Secondo lungometraggio diretto da Michael Crichton, impegnato ad adattare non un suo romanzo, ma quello di un collega, Robin Cook, che costruisce un intreccio su un problema estremamente reale, all'epoca denunciato dalla stampa. Ne emerge un thriller ambientato in corsia (luogo che il regista/romanziere ben conosce, essendo stato medico), in cui Crichton, mantenendo la vicenda tra cronaca e fantascienza (davvero inquietanti i corpi nudi dei pazienti in coma, coperti da un lenzuolo, sospesi in una stanza con cavi, tubi ed endovene e collegati a un computer centrale per tenerli in vita), dimostra di aver assimilato la lezione hitchcockiana, costruendo un crescendo di tensione e convogliando l'emotività dello spettatore sullo spettro di quella della protagonista. Tuttavia, alcuni passaggi narrativi sono resi in maniera un po' semplicistica e i personaggi risultano spesso stereotipati: particolarmente noioso e monocorde quello di Michael Douglas; meglio quello di Ed Harris, nel ruolo del primario. Musiche di Jerry Goldsmith.
Secondo lungometraggio diretto da Michael Crichton, impegnato ad adattare non un suo romanzo, ma quello di un collega, Robin Cook, che costruisce un intreccio su un problema estremamente reale, all'epoca denunciato dalla stampa. Ne emerge un thriller ambientato in corsia (luogo che il regista/romanziere ben conosce, essendo stato medico), in cui Crichton, mantenendo la vicenda tra cronaca e fantascienza (davvero inquietanti i corpi nudi dei pazienti in coma, coperti da un lenzuolo, sospesi in una stanza con cavi, tubi ed endovene e collegati a un computer centrale per tenerli in vita), dimostra di aver assimilato la lezione hitchcockiana, costruendo un crescendo di tensione e convogliando l'emotività dello spettatore sullo spettro di quella della protagonista. Tuttavia, alcuni passaggi narrativi sono resi in maniera un po' semplicistica e i personaggi risultano spesso stereotipati: particolarmente noioso e monocorde quello di Michael Douglas; meglio quello di Ed Harris, nel ruolo del primario. Musiche di Jerry Goldsmith.