Il mondo dei robot
Westworld
Durata
88
Formato
Regista
In un prossimo futuro, l'uomo è riuscito a strutturare degli androidi indistinguibili dagli esseri umani. Delos, un parco di divertimenti per ricchi, sfrutta le creazioni in tre contesti storici: antica Roma, Medioevo e vecchio West. Ma un giorno, a causa di un virus, i robot si ribellano, attaccando e uccidendo i turisti.
Esordio alla regia per Michael Crichton e primo film a utilizzare la computer grafica (sebbene si tratti di un solo effetto), realizzata da John Whitney Jr., per mostrare le immagini in soggettiva del robot interpretato da Yul Brynner: il procedimento richiese mesi di lavoro per una sequenza che dura soltanto poche decine di secondi. È un progetto che si regge bene sull'assunto e sul suo sviluppo, un po' meno sulla caratterizzazione dei personaggi, usati più che altro come pedine per far avanzare l'intreccio avventuristico. Il risultato è comunque molto interessante, non solo perché anticipa alcuni dei temi classici della “paura tecnologica” (esplorata con una struttura simile – di nuovo un parco a tema – dallo stesso Crichton romanziere con Jurassic Park), ma anche perché si propone come una sorta di rilettura fantascientifica del western classico; a cominciare da Brynner, il cui personaggio veste per tutto il tempo i panni che l'attore aveva indossato ne I magnifici sette (1960) di John Sturges e anticipa inoltre le movenze e la glaciale inarrestabilità di tanti altri killer meccanici del cinema a venire. Qualche calo di ritmo di troppo nella parte centrale, ma le suggestioni restano numerose fino alla fine. Tre anni dopo fu girato un sequel di poco successo, Futureworld – 2000 anni nel futuro (1976) di Richard T. Heffron.
Esordio alla regia per Michael Crichton e primo film a utilizzare la computer grafica (sebbene si tratti di un solo effetto), realizzata da John Whitney Jr., per mostrare le immagini in soggettiva del robot interpretato da Yul Brynner: il procedimento richiese mesi di lavoro per una sequenza che dura soltanto poche decine di secondi. È un progetto che si regge bene sull'assunto e sul suo sviluppo, un po' meno sulla caratterizzazione dei personaggi, usati più che altro come pedine per far avanzare l'intreccio avventuristico. Il risultato è comunque molto interessante, non solo perché anticipa alcuni dei temi classici della “paura tecnologica” (esplorata con una struttura simile – di nuovo un parco a tema – dallo stesso Crichton romanziere con Jurassic Park), ma anche perché si propone come una sorta di rilettura fantascientifica del western classico; a cominciare da Brynner, il cui personaggio veste per tutto il tempo i panni che l'attore aveva indossato ne I magnifici sette (1960) di John Sturges e anticipa inoltre le movenze e la glaciale inarrestabilità di tanti altri killer meccanici del cinema a venire. Qualche calo di ritmo di troppo nella parte centrale, ma le suggestioni restano numerose fino alla fine. Tre anni dopo fu girato un sequel di poco successo, Futureworld – 2000 anni nel futuro (1976) di Richard T. Heffron.