Marta (Yle Vianello), tredici anni, torna a Reggio Calabria con la madre e la sorella, dopo un lungo periodo trascorso in Svizzera. Frequenta il catechismo per prepararsi alla Cresima, ma nessuno sembra in grado di darle le risposte che sta cercando: il prete (Salvatore Cantalupo) è un cinico egoista interessato solo alla propria carriera, la catechista (Pasqualina Scuncia) una bigotta legata al parroco da un ambiguo rapporto. Marta dovrà imparare a trovare da sola le proprie risposte.

Opera prima di Alice Rohrwacher, Corpo celeste è stata presentata alla Quinzaine des réalisateurs della 64ª edizione del Festival di Cannes e ha vinto il Nastro d'argento come miglior opera prima. Se le intenzioni sono buone e non manca qualche intuizione stilistica personale, il film finisce ben presto per rivelarsi ridondante e ripetitivo, continuando a battere l'accento sugli stessi concetti. Tra Lourdes (2009) di Jessica Hausner ed echi di Todd Solondz, l'epopea di Marta alle prese con il dramma della crescita avrebbe potuto essere più drammatica e incisiva. Ben diretti gli attori, dalla brava Anita Caprioli nel ruolo della madre alla giovanissima Yle Vianello.


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