Ho Chi Minh, ex Saigon. Cyclo (Le Van Loc) si guadagna da vivere facendo il tassista con un risciò a pedali preso a noleggio. Quando questo gli viene rubato, è costretto a lavorare per una banda di malviventi e fa la conoscenza del capo (Tony Leung Chiu Wai), che costringe la sorella (Tran Nu Yên-Khê) del ragazzo a prostituirsi. Tutto questo avviene sotto la completa indifferenza della gente, che vive al solito la vita di ogni giorno.

Dopo il buon esordio con Il profumo della papaya verde (1993), premiato al Festival di Cannes, il franco-vietnamita Tran Anh Hung torna con una storia di stampo decisamente neo-realista e si ispira al classico di sempre: Ladri di biciclette (Vittorio De Sica, 1948). La citazione serve al regista per ricostruire lo stile di vita in un Vietnam sempre più abbandonato alla malavita e noncurante della sofferenza interna cui certe logiche comportamentali hanno inevitabilmente portato. Scongiurato il taglio documentaristico del film precedente, il regista regala al pubblico una serie di immagini avvincenti, attraverso un ottimo utilizzo della luce, così come è ottima la prova del cast, tra cui va segnalato Tony Leung Chiu Wai (attore feticcio di Wong Kar-wai) nella parte del Poeta. Peccato che a tratti il formalismo sfiori la maniera e non tutti i momenti siano adeguatamente incisivi. Vincitore del Leone d'oro alla 52ª Mostra di Venezia.
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