Da quando Otar è partito

Depuis qu'Otar est parti

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103

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A Tbilisi, capitale della Georgia post-sovietica, non arrivano più notizie di Otar. Il ragazzo è morto in un cantiere di Parigi, così Marina (Nino Khomasuridze) e Ada (Dinara Drukarova), rispettivamente sorella e nipote, non sapendo come dare questa triste notizia alla madre Eka (Esther Gorintin), scrivono lettere firmate dal defunto nelle quali raccontano una vita felice, in cui Otar finalmente si è realizzato sul lavoro e non vive più da clandestino.

Opera prima della documentarista Julie Bertuccelli, la pellicola racconta una storia dolorosa attraverso le vicende di tre donne, ma si apre di fatto a una riflessione su un intero paese e le sue contraddizioni. Mettendo in scena una storia di finzione, la regista gioca sulle aspirazioni e i desideri delle protagoniste della vicenda, trasformandole in linguaggio epistolare e consegnandole con coinvolgente e dedita sincerità al destinatario/spettatore. Il risultato è una pellicola totalmente (al) femminile, in cui gli uomini sono simulacro di un passato da superare, che rimane fatalmente sullo sfondo, caricandosi di un dolente simbolismo storico. Non vediamo mai Otar, ma lo conosciamo per deduzione: privilegiando un taglio psicologico e dinamiche narrative diluite e allungate a buon diritto, la mano registica rappresenta più uno stato d'animo che una realtà concreta, vale a dire quello di tre donne costrette a farsi forza da sole e a imparare l'arte di sostituirsi agli uomini. La perdita di qualcuno si fa metafora di eventi luttuosi, così come l'elaborazione del lutto attraverso l'invenzione di un mondo migliore diventa l'artificio narrativo attraverso il quale la regia ci parla di opportunità e speranze per le nuove generazioni. Il paesaggio e le immagini evocative rafforzano il tono malinconico e lontano con cui il film ci parla di un tempo in via d'estinzione, preparandoci ad accettare una nuova stagione, in cui il passato è un ricordo che sbiadisce e il futuro è accettare il cambiamento. Un film emozionante, assolutamente da vedere.
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