La société du spectacle
La société du spectacle
Durata
88
Formato
Regista
Trattato per immagini nel quale Guy Debord condensa le riflessioni cui era giunto col suo libro più celebre, La società dello spettacolo, pubblicato nel 1967.
Un film-saggio per antonomasia, la summa del pensiero e della ricerca filosofica scomoda e iconoclasta di Guy Debord, un intellettuale destinato a segnare il suo tempo e a condizionare in maniera irreversibile il modo di riflettere sulla nozione di spettacolo nella società contemporanea. Debord, attraverso le forme del libero associazionismo e del cosiddetto détournement (un procedimento di matrice surrealista che consiste nel selezionare materiali eterogenei e dalle provenienze disparate per ricollocarli in un contesto diverso e mutato di segno), costruisce una magistrale demistificazione dei pilastri portanti dell'ideologia del consumismo e del perbenismo conformistico, due perversioni dell'uomo moderno strettamente connesse al legame indissolubile tra desiderio e denaro, tra bisogni sempre più mercificati e volgarizzati e dittatura del mercato dell'intrattenimento. Un film corposo, eterogeneo, un ipertesto pieno di deviazioni e spunti di riflessione, forse perfino troppo generoso di stimoli, anche a rischio di risultare respingente e irricevibile, pericoli che in più punti si manifestano effettivamente. Lo spettatore, a ogni modo, non può sottrarsi al cospetto di un manifesto culturale così corrosivo e sferzante, polemico e acido.
Un film-saggio per antonomasia, la summa del pensiero e della ricerca filosofica scomoda e iconoclasta di Guy Debord, un intellettuale destinato a segnare il suo tempo e a condizionare in maniera irreversibile il modo di riflettere sulla nozione di spettacolo nella società contemporanea. Debord, attraverso le forme del libero associazionismo e del cosiddetto détournement (un procedimento di matrice surrealista che consiste nel selezionare materiali eterogenei e dalle provenienze disparate per ricollocarli in un contesto diverso e mutato di segno), costruisce una magistrale demistificazione dei pilastri portanti dell'ideologia del consumismo e del perbenismo conformistico, due perversioni dell'uomo moderno strettamente connesse al legame indissolubile tra desiderio e denaro, tra bisogni sempre più mercificati e volgarizzati e dittatura del mercato dell'intrattenimento. Un film corposo, eterogeneo, un ipertesto pieno di deviazioni e spunti di riflessione, forse perfino troppo generoso di stimoli, anche a rischio di risultare respingente e irricevibile, pericoli che in più punti si manifestano effettivamente. Lo spettatore, a ogni modo, non può sottrarsi al cospetto di un manifesto culturale così corrosivo e sferzante, polemico e acido.