The Dressmaker – Il diavolo è tornato
The Dressmaker
Durata
118
Formato
Regista
1950, Australia. Tilly Dunnage (Kate Winslet), talentuosa sarta e creatrice di moda, dopo anni trascorsi in diversi atelier d’Europa torna nella sua città natale per stare accanto a Molly (Judy Davis), l’eccentrica madre. Armata di ago, filo e grande esperienza, Tilly trasformerà le donne dell’angusta Dungatar, attuando una sottile vendetta nei confronti di chi l'aveva cacciata.
Tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Rosalie Ham e diretto dalla regista australiana Jocelyn Moorhouse, un dramma che sa di commedia e viceversa, in cui la tragicità degli eventi narrati viene dissacrata tramite una sceneggiatura cucita addosso al talento dei protagonisti, calati nei loro ruoli intrisi di apparenze celate e ostentate, pedine e insieme parti attive di una vita di paese bigotta e opprimente. Kate Winslet dimostra la sua impeccabile padronanza della scena, costruendo un personaggio torbido e seducente, una donna maledetta dalla pochezza dei suoi concittadini che sconta la pena di una falsa identità alla quale finisce, suo malgrado, per aderire. Ma oltre a questo, purtroppo, c'è poco altro: la regia, inutilmente pomposa, spinge sul pedale della sontuosità, finendo per soffocare gli snodi narrativi, e i cliché sul conformismo anni '50 dilagano pericolosamente, rischiando la saturazione. Un'occasione sprecata.
Tratto dall’omonimo romanzo best-seller di Rosalie Ham e diretto dalla regista australiana Jocelyn Moorhouse, un dramma che sa di commedia e viceversa, in cui la tragicità degli eventi narrati viene dissacrata tramite una sceneggiatura cucita addosso al talento dei protagonisti, calati nei loro ruoli intrisi di apparenze celate e ostentate, pedine e insieme parti attive di una vita di paese bigotta e opprimente. Kate Winslet dimostra la sua impeccabile padronanza della scena, costruendo un personaggio torbido e seducente, una donna maledetta dalla pochezza dei suoi concittadini che sconta la pena di una falsa identità alla quale finisce, suo malgrado, per aderire. Ma oltre a questo, purtroppo, c'è poco altro: la regia, inutilmente pomposa, spinge sul pedale della sontuosità, finendo per soffocare gli snodi narrativi, e i cliché sul conformismo anni '50 dilagano pericolosamente, rischiando la saturazione. Un'occasione sprecata.