Un gruppo di ambulanti rischia di essere sfrattato dalle proprie baracche. Interviene il “cavaliere” (Tino Scotti), che per difenderli manda a monte il matrimonio della figlia del proprietario dei terreni. Ma non basterà.

Terza collaborazione tra Steno e Mario Monicelli, e terzo film da loro diretto nel 1950, dopo Vita da cani e Totò cerca casa, ma del gruppetto è il meno divertente e il meno pungente. I due registi si accontentano dell'idea iniziale che viene trascinata per le lunghe. La farsa è di grana piccola, il messaggio sociale trattato con furbizia e il divertimento non è di casa. Davvero poco (di positivo) da segnalare, attore protagonista (inadeguato Tino Scotti) compreso. Alla sceneggiatura hanno contribuito sette persone: un numero eccessivo, che si evince nella disomogenea e debole narrazione.
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