Elisa
Durata
105
Formato
Regista
Elisa (Barbara Ronchi), trentacinque anni, è in carcere da dieci, condannata per aver ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere, senza motivi apparenti. Sostiene di ricordare poco o nulla del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sé e il passato. Ma quando decide di incontrare il criminologo Alaoui (Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche, in un dialogo teso e inesorabile i ricordi iniziano a prendere forma, e nel dolore di accettare fino in fondo la sua colpa Elisa intravede, forse, il primo passo di una possibile redenzione.
Quattro anni dopo Ariaferma, Leonardo Di Costanzo torna dietro la macchina da presa per realizzare un altro film carcerario, che diventa però una sorta di controcampo della produzione precedente. L’idea di Elisa è nata proprio durante la realizzazione di Ariaferma, ma i due film giocano su basi estremamente differenti: se la pellicola del 2021 parlava del carcere come luogo claustrofobico e in cui si è costantemente osservati, Elisa invece parla di una prigione (quasi) “a cielo aperto”, con celle che sono piccole casette immerse nei boschi. Di Costanzo è un regista di spazi e lo conferma ancora una volta con una pellicola che ha proprio nel rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente circostante i suoi principali punti di forza. Mentre il percorso interiore della protagonista, autrice di un atto di estrema violenza, segue traiettorie eccessivamente schematiche e prevedibili, è nelle relazioni con gli altri (con la figura paterna, in primis) che si snocciolano gli aspetti più intriganti di una sceneggiatura molto efficace nella costruzione dei personaggi e decisamente meno interessante nel viaggio intimo che compie la protagonista all’interno della sua anima. Eccellente, a ogni modo, la prova di Barbara Ronchi che vale davvero il prezzo del biglietto, ma risulta in parte anche Roschdy Zem anch’egli in un ruolo tutt’altro che semplice. Presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia.