Ormai rassegnata a vivere in solitudine, la matura Millicent Wetherby (Joan Crawford) si innamora perdutamente del più giovane Burt Hanson (Cliff Robertson). I due convolano presto a nozze, ma la loro felicità è turbata da Virginia (Vera Miles), ex moglie di Burt che sconvolgerà gli equilibri rivelando uno scomodo segreto.

Melodramma sentimentale a sfondo psicologico, sceneggiato da Jean Rouverol, Hugo Butler, Lewis Meltzer e Robert Blees. Robert Aldrich sfugge alle convenzioni del genere, tentando di aggirare l'elemento retorico e puntando sulla caratterizzazione della protagonista: il risultato è torbido e affascinante, in bilico tra ossessione (sorta di tema feticcio autoriale), morbosità edipiche e sublimazione della figura femminile, vista come demone tentatore (Virginia) o angelo salvifico (Miliicent). Notevole cura formale e dialoghi incisivi, anche se l'eccessivo controllo stilistico di Aldrich rischia di vanificare molta dell'ambiguità strutturalmente connaturata al tema di base; e alcune prove attoriali (in primis quella del poco adatto Cliff Robertson) si rivelano pericolosamente mediocri. Straordinaria e dilagante, in ogni caso, Joan Crawford. Colonna sonora di Hans J. Salter (con Autumn Leaves di Joseph Kosma e Jacques Prévert, cantata da Nat “King” Cole”, a fare da traino), fotografia di Charles Lang. Presentato in concorso al Festival di Berlino, dove Aldrich vinse l'Orso d'argento come miglior regista.
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