
L'enfant – Una storia d'amore
L'enfant
Premi Principali

Palma d'oro al Festival di Cannes 2005
Durata
95
Formato
Regista
Dopo che la sua compagna Sonia (Déborah François) ha dato alla luce il piccolo Jimmy, lo spiantato Bruno (Jérémie Renier) vende il bambino a una banda malavitosa per ricavare un po' di soldi, consapevole di non essere in grado di farlo crescere nel modo giusto. Quando Sonia viene a sapere dell'iniziativa di Bruno, ha un malore e poi denuncia il suo compagno: quest'ultimo prova allora a recuperare il bambino, ma dovrà fare i conti con degli strozzini spietati.
Attraverso le vicende di due disadattati, i fratelli Dardenne danno vita a una splendida e struggente opera umanista che descrive le fragilità, il senso di inadeguatezza e il lacerante disagio emotivo di personaggi inadatti alla vita, confinati in un sottobosco sociale infimo e meschino. Il desiderio di riscatto e la volontà di allontanarsi dalle miserie della quotidianità si scontrano con l'endemica incapacità dei due protagonisti (soprattutto di Bruno, irrimediabilmente immaturo e insicuro) di affrontare le difficoltà della vita prescindendo da sotterfugi, da piccoli o grandi egoismi personali, dal rifiuto delle proprie responsabilità. I Dardenne ripercorrono temi e ambienti sociali già affrontati nelle loro opere precedenti, ma riescono a evitare qualsiasi forma di manierismo, emozionando con uno stile filmico sempre sorprendente nella sua essenzialità (mancanza di colonna sonora, macchina da presa mobile che segue i personaggi, dialoghi ridotti all'indispensabile) e capace di descrivere con naturalezza e passione un microcosmo di anime sperdute, per certi versi grette eppure tenere, per cui è assai difficile non provare empatia. Palma d'oro a Cannes: la seconda per i cineasti belgi nel giro di sei anni dopo quella ottenuta con Rosetta (1999).
Attraverso le vicende di due disadattati, i fratelli Dardenne danno vita a una splendida e struggente opera umanista che descrive le fragilità, il senso di inadeguatezza e il lacerante disagio emotivo di personaggi inadatti alla vita, confinati in un sottobosco sociale infimo e meschino. Il desiderio di riscatto e la volontà di allontanarsi dalle miserie della quotidianità si scontrano con l'endemica incapacità dei due protagonisti (soprattutto di Bruno, irrimediabilmente immaturo e insicuro) di affrontare le difficoltà della vita prescindendo da sotterfugi, da piccoli o grandi egoismi personali, dal rifiuto delle proprie responsabilità. I Dardenne ripercorrono temi e ambienti sociali già affrontati nelle loro opere precedenti, ma riescono a evitare qualsiasi forma di manierismo, emozionando con uno stile filmico sempre sorprendente nella sua essenzialità (mancanza di colonna sonora, macchina da presa mobile che segue i personaggi, dialoghi ridotti all'indispensabile) e capace di descrivere con naturalezza e passione un microcosmo di anime sperdute, per certi versi grette eppure tenere, per cui è assai difficile non provare empatia. Palma d'oro a Cannes: la seconda per i cineasti belgi nel giro di sei anni dopo quella ottenuta con Rosetta (1999).