Olivier (Olivier Gourmet), proprietario di una falegnameria che funge da centro di formazione professionale per ragazzi disadattati, accoglie nel proprio laboratorio il sedicenne Francis (Morgan Marinne), reduce da cinque anni di riformatorio per aver ucciso un bambino. Vittima di Francis è stato proprio il figlio di Olivier: quest'ultimo medita vendetta verso quel ragazzo che gli ha rovinato la vita e ha portato il suo matrimonio a naufragare.

Il crudo realismo antispettacolare dei fratelli Dardenne è posto al servizio di una storia di colpa e perdono, attraverso un'elaborazione del lutto che passa per un desiderio di vendetta tanto disperato quanto confuso, dilaniante e filtrato dalla consapevolezza dell'inutilità di un gesto di ritorsione. La narrazione spoglia ed essenziale punta a mostrare una realtà che accade davanti alla macchina da presa e a cogliere le evoluzioni psicologiche dei personaggi attraverso piccoli gesti o sguardi, valorizzando silenzi carichi di inquietudine inespressa, anche grazie all'uso sapiente di una macchina da presa che segue i percorsi emotivi del protagonista chiamato a mettere in discussione la sua umanità, il suo senso morale e la sua idea di giustizia. Ancora una volta i due cineasti belgi parlano di esistenze ai margini della società in cerca di un riscatto che, come nel precedente Rosetta (1999), passa attraverso il lavoro inteso come mezzo di apprendimento di valori sconosciuti e come momento di incontro e scoperta dell'altro ma anche di se stessi. Così la fermezza del padre rancoroso vacillerà dinnanzi alle fragilità di un ragazzo inadatto alla vita e dall'esistenza già drammaticamente segnata nonostante la tenera età. Il tutto raccontato con un rigore formale che evita le trappole ricattatorie di un facile patetismo sentimentale e riesce comunque a essere sinceramente emozionante, mantenendo un pudore e una semplicità della messa in scena davvero encomiabili. Menzione speciale della Giuria Ecumenica e premio per la migliore interpretazione maschile (Olivier Gourmet) al Festival di Cannes 2002.
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