Un giovane messicano (Charles Boyer) è disposto a tutto pur di ottenere la cittadinanza americana ed entrare negli States. Decide di sposare una cittadina statunitense (Olivia de Havilland) con la promessa di separarsi da lei una volta varcato il confine. Le cose si complicano quando l'amore tra i due prenderà davvero il sopravvento.

Sceneggiato da Charles Brackett e Billy Wilder (che già avevano scritto il copione di un altro lavoro diretto da Leisen, La signora di mezzanotte del 1939), La porta d'oro è un melodramma sentimentale dai toni leggeri e rilassati, che si avvale anche di qualche sequenza squisitamente comica, utile per stemperare la tensione emotiva. Un autentico film d'attori, tutto costruito sulla bravura di Boyer e la de Havilland, entrambi al loro meglio. Girato in maniera impeccabile, pur senza ricorrere a soluzioni azzardate, la pellicola vanta anche una notevole costruzione narrativa: la storia è un lungo flashback con una cornice metacinematografica che vede protagonista un regista hollywoodiano interpretato da Leisen in persona, durante le riprese del suo film precedente, Cavalieri del cielo (1941). Irresistibile.
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