Gioie e dolori, frustrazioni e speranze di un gruppo di universitari giunti quasi alla fine della loro carriera accademica e costretti a ritagliarsi un posto nel mondo, tra prospettive assenti, rese dei conti malinconiche e disincantate, e amori al capolinea.

Un piccolo film italiano, esagitato e recitato con insolita freschezza, girato dal pisano Roan Johnson (I primi della lista, del 2011, con Claudio Santamaria) con un ritmo pulsante e concitato, facendo un uso costante della camera a mano. Interessante nelle premesse, accattivante e spigliato nella realizzazione, ma vanificato in gran parte da quella tendenza alla psicologia urlata e sensazionalistica che risulta il vizio endemico per eccellenza di molte altre pellicole italiane del periodo. Non per questo Johnson si riduce al bozzettismo e al pressapochismo di un Muccino qualunque, proponendo un cast di giovani che esula dai soliti noti, producendo il film grazie ai finanziamenti della troupe, e riuscendo a far dialogare la sceneggiatura con la realtà studentesca di Pisa, attraverso interviste che hanno fatto da sostrato di partenza. Tuttavia, avrebbero giovato alla riuscita di Fino qui tutto bene meno spirito caciarone e meno voglia di calcare la mano su scenate e ammiccamenti vari. Finale un po' approssimativo, che fa quadrare tutto senza sforzarsi troppo. Cameo di Isabella Ragonese nei panni di un'attrice diventata famosa. Vincitore della sezione Prospettive Italia del Festival di Roma 2014.
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