Flavors of Youth
Si shi qing chun
Durata
74
Formato
Regista
Film d’animazione a episodi, in cui si susseguono tre storie differenti, ambientate in diverse città: Gli spaghetti di riso, a Pechino; Una piccola sfilata di moda, a Canton; Amore a Shanghai, nella grande città cinese.
Proiettato nelle sale giapponesi e distribuito in tutto il mondo su Netflix, il film è un incontro abbastanza soddisfacente tra l’animazione nipponica e quella cinese: tuttavia, rimane eccessivamente nella comfort zone della nostalgia malinconica, rischiando di offuscare quanto di incantevole è mostrato dalle immagini. Lo si intuisce subito: Gli spaghetti di riso, attraverso la voce over, tenta la via del racconto evocativo del passato, della tradizione che passa attraverso le parole e le immagini di un mondo che ormai non esiste più, delizioso nella sua imperfezione artigianale ora sostituita da una fin troppo precisa realizzazione artificiale, di cui gli spaghetti sono il simbolo. Una sfilata di moda, l’episodio più debole, non regala particolari guizzi visivi e le tematiche toccate non hanno nulla di innovativo (il mondo spietato della moda, l’anoressia), mentre in Amore a Shanghai sono i colori a colpire, riuscendo a diventare i protagonisti di una trama abbastanza semplice e adolescenziale – l’amore di due giovani costretti a dividersi – ma comunque godibile. Ne risulta un’occasione parzialmente sprecata, dove nella sceneggiatura non si trova purtroppo la stessa notevole poesia visiva delle immagini mostrate.
Proiettato nelle sale giapponesi e distribuito in tutto il mondo su Netflix, il film è un incontro abbastanza soddisfacente tra l’animazione nipponica e quella cinese: tuttavia, rimane eccessivamente nella comfort zone della nostalgia malinconica, rischiando di offuscare quanto di incantevole è mostrato dalle immagini. Lo si intuisce subito: Gli spaghetti di riso, attraverso la voce over, tenta la via del racconto evocativo del passato, della tradizione che passa attraverso le parole e le immagini di un mondo che ormai non esiste più, delizioso nella sua imperfezione artigianale ora sostituita da una fin troppo precisa realizzazione artificiale, di cui gli spaghetti sono il simbolo. Una sfilata di moda, l’episodio più debole, non regala particolari guizzi visivi e le tematiche toccate non hanno nulla di innovativo (il mondo spietato della moda, l’anoressia), mentre in Amore a Shanghai sono i colori a colpire, riuscendo a diventare i protagonisti di una trama abbastanza semplice e adolescenziale – l’amore di due giovani costretti a dividersi – ma comunque godibile. Ne risulta un’occasione parzialmente sprecata, dove nella sceneggiatura non si trova purtroppo la stessa notevole poesia visiva delle immagini mostrate.