I gatti persiani
Kasi az gorbehaye irani khabar nadareh
Durata
106
Formato
Regista
Ashkan (Ashkan Koshanejad) e Negar (Negar Shaghaghi) sono due giovani di Teheran appassionati di musica rock, che sognano di formare una band e di volare a Londra per tenere un concerto. Le loro sincere ambizioni si scontreranno inevitabilmente con gli asfissianti limiti alla libertà d'espressione imposti dal regime iracheno.
Coraggiosa pellicola di denuncia firmata dal regista di origine curda Bahman Ghobadi e girata senza permessi in condizione di clandestinità, I gatti persiani è un forte grido di ribellione nei confronti di un'oppressione politica che incide pesantemente sulla creatività e l'autoaffermazione. Uno spaccato realista e disincantato della gioventù iraniana, in bilico tra un'esistenza senza speranza imposta dall'alto e la ricerca di una via di fuga, artistica e tangibilmente fisica, da un mondo al quale sente di non appartenere. Il panorama musicale locale, altrettanto clandestino quanto l'opera che lo descrive e artisticamente teso all'occidente, è un alveo vitale in stridente contrasto con l'immobilismo sociale, soffocante e repressivo. Un film d'impatto, dalla forma estetica (a tratti troppo) frammentaria (tra la fiction, il documentario e il videoclip) e lievemente studiato a tavolino in alcuni passaggi, ma comunque capace di mantenersi in buon equilibrio tra amara ironia e momenti drammatici. Premio speciale della giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.
Coraggiosa pellicola di denuncia firmata dal regista di origine curda Bahman Ghobadi e girata senza permessi in condizione di clandestinità, I gatti persiani è un forte grido di ribellione nei confronti di un'oppressione politica che incide pesantemente sulla creatività e l'autoaffermazione. Uno spaccato realista e disincantato della gioventù iraniana, in bilico tra un'esistenza senza speranza imposta dall'alto e la ricerca di una via di fuga, artistica e tangibilmente fisica, da un mondo al quale sente di non appartenere. Il panorama musicale locale, altrettanto clandestino quanto l'opera che lo descrive e artisticamente teso all'occidente, è un alveo vitale in stridente contrasto con l'immobilismo sociale, soffocante e repressivo. Un film d'impatto, dalla forma estetica (a tratti troppo) frammentaria (tra la fiction, il documentario e il videoclip) e lievemente studiato a tavolino in alcuni passaggi, ma comunque capace di mantenersi in buon equilibrio tra amara ironia e momenti drammatici. Premio speciale della giuria nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes.