Los Angeles, anni Duemila. Dopo essere stato creato artificialmente, Adam (Xavier Samuel) si troverà presto a fare i conti con la brutalità degli esseri umani. Dalla creatura perfetta che era si trasformerà in breve tempo in un mostro sfigurato e abbandonato a se stesso.



Insipido e trascurabile tentativo di Bernard Rose, già regista di Candyman – Terrore dietro lo specchio (1992), di trasportare ai giorni nostro il mito di Frankenstein. Ma inserire la vicenda del “mostro” creato da Mary Shelley nella contemporaneità non è certo un’idea originale, anzi, e il film procede col freno a mano tirato e col fiato corto già dopo le prime sequenze (in cui è protagonista una coppia di eccentrici scienziati, formata da Danny Huston e Carrie-Anne Moss). Con la creatura, umana più che mai, si può anche empatizzare ma il coinvolgimento è limitato da un ritmo altalenante e da una messinscena che ha ben poco di interessante da offrire. Anche la riflessione sulla “brutalità del mondo di oggi” nei confronti del diverso lascia il tempo che trova. Evitabile.
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