Giovane studente di cinema (Keith Gordon) documenta, tramite l'utilizzo di una cinepresa Super 8, le vicende della sua sgangherata famiglia. A instradarlo sulle tecniche di cui servirsi è un “maestro” che ha le fattezze di Kirk Douglas, bislacca via di mezzo tra un santone e una celebrità della psicoterapia.



Pensato come esperienza learn by doing che avrebbe permesso agli studenti del Sarah Lawrence College di Bronxville di girare un film con la supervisione di Brian De Palma, Vizietti familiari (secondo l'agghiacciante titolo italiano) è diventato in seguito una pellicola firmata a tutti gli effetti dall'autore, che avrebbe riconosciuto agli studenti di aver girato, approssimativamente, il 5% dell'intera opera. Tra i risultati più bassi di tutta la carriera del regista, il risultato finale appare carente dal punto di vista della narrazione, della pertinenza e del valore artistico globale. Operazione facilmente dimenticabile, con rari momenti divertenti e molti altri del tutto insignificanti. Alcuni di tratti distintivi ricorrenti della poetica depalmiana fanno capolino (il voyeurismo, l'amore per il cinema, le piccole e grandi perversioni nascoste dietro una facciata di normalità) ma sono declinati in maniera piuttosto approssimativa e poco interessante.
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