Vigilia di Natale, a 30 anni da oggi. Giacomo (Giacomo Poretti) è in sedia a rotelle, attaccato a flebo di Barbera e armato di una pistola giocattolo; Giovanni (Giovanni Storti) ha la memoria che fa cilecca e parla con i piccioni (ma non ha perso la passione per le procaci infermiere); Aldo (Aldo Baglio) viene abbandonato dalla famiglia proprio la mattina di Natale. Si ritroveranno tutti al Reuma Park, casa di ricovero improvvisata all'interno di un luna park dismesso, dove imperversa l'energica Ludmilla (Silvana Fallisi), un'infermiera russa taglia XXL.

Il trio comico composto da Aldo, Giovanni e Giacomo certifica il proprio ineludibile declino artistico e creativo con un desolante prodotto natalizio pieno di gag slapstick di qualità incresciosa e parentesi scult a dir poco raggelanti per efficacia e qualità di scrittura. Il gruppo è ai minimi storici e il risultato non poteva che essere il film più bollito della loro intera carriera, un nadir senza appello dove non si salva praticamente nulla e ci si concede tutto e il contrario di tutto. Un pastiche surreale di sketch senza capo né coda, guidato, a detta degli autori, da un frequente ricorso all’improvvisazione. La verve, tuttavia, non è più quella di un tempo e l’imbarazzo è dilagante, tra battute sulla senilità dal fiato cortissimo e un becero e avariato situazionismo utilizzato come mero pretesto per proporre vecchi schemi teatrali, perfino sui titoli di coda. Il tono, dopotutto, è quello della macabra e stucchevole rimpatriata, del rendez-vous mortifero che tira le somme di un’intera carriera inscenando, per colmo di paradosso e attraverso un evidente cortocircuito, un vero e proprio funerale artistico: immaginandosi anziani e sclerotici, i tre di fatto mettono la parola fine su un’inventiva andata in soffitta già da molti anni, ormai sorpassata e fuori tempo massimo. Non è un caso che Tafazzi, Pdor figlio di Kmer, il Conte Dracula e altri evergreen del repertorio compaiano al luna park in un’attrazione costruita a mo’ di galleria degli orrori: uno di quei casi in cui l’autoironia sconfina nella consapevolezza inconscia della propria deriva. Finale sui Navigli da consegnare all’antologia dello scult, nel quale, superata Corsico alle porte di Milano, si salpa direttamente alla volta di Rio de Janeiro. Ficarra e Picone, che si affacciarono al cinema proprio con Chiedimi se sono felice (2000), interpretano nel prologo i figli di Aldo.
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