Livia (Anna Galiena), vicina agli ambienti del Minculpop per ragioni coniugali e in viaggio verso Venezia nei giorni della caduta del regime fascista, ripercorre le tappe della sua relazione clandestina con il tenente SS Helmut Schultz (Gabriel Garko). Arrivata nella città lagunare, non sa che l'attende un'amara verità.

Irriducibile baracconata ispirata alla novella Senso di Camillo Boito (d'ispirazione anche al capolavoro di Luchino Visconti del 1954), il film di Tinto Brass è indifendibile sotto ogni aspetto. Balordo, sprezzante e zeppo di momenti scult, il film rappresenta il punto più basso della carriera di Anna Galiena, e riconferma – per chi ancora non se ne fosse accorto – la totale incapacità espressiva di Gabriel Garko. Atmosfera patinata tutt'altro che decadente. Nato come progetto ambizioso, finisce però per sguazzare nel nuovo formalismo scollacciato di Brass, vittima di una tensione morbo-erotica che non ha pertinenza, e non colpisce come vorrebbe. Fotografia di Massimo di Venanzo e Daniele Nannuzzi, entrambi figli d'arte, e musiche di Ennio Morricone.
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