Quando il padre (Omero Antonutti) chiude l'attività di famiglia, due dei sette figli scultori, Nicola (Vincent Spano) e Andrea (Joaquim de Almeida), decidono di emigrare in America. Dopo un inizio difficile entreranno nella troupe di D. W. Griffith (Charles Dance) e sposeranno due ballerine. La morte di una di loro (Greta Scacchi), e lo scoppio della guerra, li allontaneranno, ma potranno ritrovarsi al fronte, in due eserciti diversi, prima della fine.

In questa storia di due fratelli, legati dal desiderio di sfondare nel mondo del cinema, non è forse azzardato cogliere una trasfigurazione autobiografica dei Taviani stessi. Nonostante un soggetto così vicino alle corde dei registi, però, il risultato è discontinuo e incapace di reggere la durata della pellicola. Se la sfida iniziale dei giovani artisti e il loro incontro-scontro con Hollywood (la Babilonia del titolo) è in parte coinvolgente, l'ultima mezz'ora supera ogni livello di guardia per pateticità e inverosimiglianza. Peccato, perché certe intuizioni e immagini (il rogo dell'elefante, la parentesi come guardiani di porci) potevano essere sfruttate molto meglio. I due protagonisti, poi, non hanno proprio la stoffa per far appassionare il pubblico alle loro vicende: molto meglio il Griffith di Dance, unica figura (quasi) memorabile della storia. Sceneggiato dai registi con Tonino Guerra. Presentato fuori concorso al Festival di Cannes.
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