Gunda
Gunda
Durata
93
Formato
Regista
Il racconto della vita quotidiana di un maiale e dei suoi “compagni di fattoria”: due mucche e un pollo con una zampa sola.
Documentario dal taglio fortemente autoriale, Gunda di Victor Kossakovsky è un’immersione di rara potenza visiva negli anfratti più intimi e sentimentali del mondo animale. Un microcosmo illuminato da una mano sapiente (il regista ha alle spalle tanta esperienza nel mondo dei documentari), con un forte senso di purezza e istantaneità a guidare la macchina da presa: lo stile non arretra ma è sempre empatico e partecipe rispetto a ciò che mostra, riuscendo nell’impresa di dosare con lucidità una materia tracimante, per sua natura, di sorprese non gestibili, ferine e spiazzanti. Girato in un bianco e nero di nitidezza abbacinante, Gunda è costruito come un lavoro di pura e distaccata osservazione che però riesce, attraverso il calore solo in apparenza asettico della sua ispirazione, a stupire a più riprese lo spettatore: dal prologo, in cui a rubare la scena è la sequenza dell’allattamento dei maialini da parte della loro madre, perfino sconcertante nella gestione tutta sonora di una traboccante vitalità, passando per i momenti più fragili (come quello in cui uno dei maiali appena nati ansima spaurito nell’ombra), fino ad arrivare all’evoluzione più “narrativa” del prodotto, che accosta diverse specie di animali suggerendo una socialità che è anche una forma di coesistenza politica di forze in campo (un aspetto davvero sorprendente da vedere associata al mondo animale, che si è soliti spesso liquidare in maniera più affettuosa che filosofica). Pur non scontando una notevole prolissità e una scansione immaginifica alla lunga un po’ ostica e di maniera, Guida colpisce nel segno soprattutto in virtù delle sue immagini non da poco, in grado di alternare il pallore perlaceo e diafano delle sagome animalesche più infantili alle silhouette quasi da cinema espressionista degli animali più adulti. Prodotto da Joaquin Phoenix, esponente di spicco della comunità vegana a Hollywood, gran successo di critica ed entrato nelle grazie anche di Paul Thomas Anderson, che sul film ha detto: «Gunda è puro cinema. Un lavoro, spogliato dei suoi elementi essenziali, in cui immergersi senza alcuna interferenza. È ciò a cui dovremmo aspirare tutti come registi e come pubblico: immagini e suoni messi insieme per raccontare una storia potente e profonda, senza fretta. Sono immagini e suoni sbalorditivi, assemblati dal miglior cast corale possibile. Somiglia più a una pozione magica che a un film». Presentato alla Berlinale 2020 e, nello stesso anno, nella sezione TFFDoc del Torino Film Festival svoltosi eccezionalmente online.
Documentario dal taglio fortemente autoriale, Gunda di Victor Kossakovsky è un’immersione di rara potenza visiva negli anfratti più intimi e sentimentali del mondo animale. Un microcosmo illuminato da una mano sapiente (il regista ha alle spalle tanta esperienza nel mondo dei documentari), con un forte senso di purezza e istantaneità a guidare la macchina da presa: lo stile non arretra ma è sempre empatico e partecipe rispetto a ciò che mostra, riuscendo nell’impresa di dosare con lucidità una materia tracimante, per sua natura, di sorprese non gestibili, ferine e spiazzanti. Girato in un bianco e nero di nitidezza abbacinante, Gunda è costruito come un lavoro di pura e distaccata osservazione che però riesce, attraverso il calore solo in apparenza asettico della sua ispirazione, a stupire a più riprese lo spettatore: dal prologo, in cui a rubare la scena è la sequenza dell’allattamento dei maialini da parte della loro madre, perfino sconcertante nella gestione tutta sonora di una traboccante vitalità, passando per i momenti più fragili (come quello in cui uno dei maiali appena nati ansima spaurito nell’ombra), fino ad arrivare all’evoluzione più “narrativa” del prodotto, che accosta diverse specie di animali suggerendo una socialità che è anche una forma di coesistenza politica di forze in campo (un aspetto davvero sorprendente da vedere associata al mondo animale, che si è soliti spesso liquidare in maniera più affettuosa che filosofica). Pur non scontando una notevole prolissità e una scansione immaginifica alla lunga un po’ ostica e di maniera, Guida colpisce nel segno soprattutto in virtù delle sue immagini non da poco, in grado di alternare il pallore perlaceo e diafano delle sagome animalesche più infantili alle silhouette quasi da cinema espressionista degli animali più adulti. Prodotto da Joaquin Phoenix, esponente di spicco della comunità vegana a Hollywood, gran successo di critica ed entrato nelle grazie anche di Paul Thomas Anderson, che sul film ha detto: «Gunda è puro cinema. Un lavoro, spogliato dei suoi elementi essenziali, in cui immergersi senza alcuna interferenza. È ciò a cui dovremmo aspirare tutti come registi e come pubblico: immagini e suoni messi insieme per raccontare una storia potente e profonda, senza fretta. Sono immagini e suoni sbalorditivi, assemblati dal miglior cast corale possibile. Somiglia più a una pozione magica che a un film». Presentato alla Berlinale 2020 e, nello stesso anno, nella sezione TFFDoc del Torino Film Festival svoltosi eccezionalmente online.