Io sono nessuno
Nobody
Durata
92
Formato
Regista
Hutch Mansell (Odenkirk) è in apparenza un uomo qualunque, dedito a una monotona routine tra lavoro e famiglia. Una serie di eventi, a cominciare da un furto in casa in sua presenza, del quale gli viene rinfacciato di aver subito troppo passivamente, riaccenderanno la sua personalità combattiva e giustiziera, legata in realtà a un passato oscuro.
La prima mezz'ora - fatta eccezione per il pompato montaggio frenetico iniziale, in cui la monotonia quotidiana di Hutch è sottolineata in modo troppo didascalico - è ottima: la bravura e l'ambiguità sempre sul filo del rasoio con cui Odenkirk passa mano a mano dal sembrare uno strano pesce fuor d'acqua a rivelarsi il violento ex "operatore" dei servizi segreti è ben servita da uno sguardo ironico e da un ritmo efficace (esemplare tutta la sequenza nell'autobus). In seguito, tra i soliti cattivoni russi e un'escalation di violenza troppo meccanicamente al rialzo, il gioco mostra un po il fiato corto, e quella che poteva essere una sorta di divertentissima parodia di certo cinema d'azione si riduce a diventare una pellicola altalenante e ricca di situazioni improbabili, non sempre sorrette da un'ironia davvero intelligente. Certo è un piacere rivedere Cristopher Lloyd, qui nel ruolo del padre (anche se persino il suo personaggio risente troppo presto di un'eccessiva caricatura) e alcune trovate sono azzeccate (vedi dove viene ritrovato il braccialetto della figlia, a suo modo complice dell'esplosione del protagonista), ma rimane la sensazione di un'occasione persa.
La prima mezz'ora - fatta eccezione per il pompato montaggio frenetico iniziale, in cui la monotonia quotidiana di Hutch è sottolineata in modo troppo didascalico - è ottima: la bravura e l'ambiguità sempre sul filo del rasoio con cui Odenkirk passa mano a mano dal sembrare uno strano pesce fuor d'acqua a rivelarsi il violento ex "operatore" dei servizi segreti è ben servita da uno sguardo ironico e da un ritmo efficace (esemplare tutta la sequenza nell'autobus). In seguito, tra i soliti cattivoni russi e un'escalation di violenza troppo meccanicamente al rialzo, il gioco mostra un po il fiato corto, e quella che poteva essere una sorta di divertentissima parodia di certo cinema d'azione si riduce a diventare una pellicola altalenante e ricca di situazioni improbabili, non sempre sorrette da un'ironia davvero intelligente. Certo è un piacere rivedere Cristopher Lloyd, qui nel ruolo del padre (anche se persino il suo personaggio risente troppo presto di un'eccessiva caricatura) e alcune trovate sono azzeccate (vedi dove viene ritrovato il braccialetto della figlia, a suo modo complice dell'esplosione del protagonista), ma rimane la sensazione di un'occasione persa.