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It Follows
It Follows
Durata
105
Formato
Regista
Jay (Maika Monroe), diciannove anni, inizia a uscire con un nuovo ragazzo, Hugh (Jake Weary), da poco conosciuto. Dopo il primo rapporto sessuale inizierà a vivere un incubo a occhi aperti: Hugh le rivela che un'entità malefica è ora sulle sue tracce, e la seguirà fino a ucciderla. Per Jay, però, c'è una speranza: trasmettere la maledizione a qualcun altro.
Opera seconda di David Robert Mitchell, che riprende le inquietudini adolescenziali del suo esordio The Myth of the American Sleepover (2010) virandole in salsa horror. Come il precedente, anche It Follows è ambientato nei sobborghi di Detroit, luogo (scelto non a caso) di desolante malessere esistenziale, dove paranoie e perdite di sé prendono simbolicamente vita (si pensi anche al coevo Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch, del 2013). Aperto da un incipit di grande suggestione, il film si sviluppa con buona efficacia tra sequenze estremamente angoscianti e riflessioni sociologiche tutt'altro che banali: il sesso è un contagio necessario e tutt'altro liberatorio in questo coming-of-age dai toni profondi, perfettamente calato nella contemporaneità e contrassegnato da una tensione costante, che lo attraversa dal primo all'ultimo minuto. Il Male, in questo caso, è un vero e proprio virus che si trasmette con l'atto sessuale, ma dal quale ci si può liberare, anche se non del tutto, passandolo a un'altra persona: salvarsi equivale a condannare il prossimo sventurato. Un lieve (ma evidente e forse impossibile da evitare) calo nella seconda metà intacca solo in minima parte uno degli horror americani più inquietanti della prima metà degli anni Dieci del nuovo millennio. Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2014.
Opera seconda di David Robert Mitchell, che riprende le inquietudini adolescenziali del suo esordio The Myth of the American Sleepover (2010) virandole in salsa horror. Come il precedente, anche It Follows è ambientato nei sobborghi di Detroit, luogo (scelto non a caso) di desolante malessere esistenziale, dove paranoie e perdite di sé prendono simbolicamente vita (si pensi anche al coevo Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch, del 2013). Aperto da un incipit di grande suggestione, il film si sviluppa con buona efficacia tra sequenze estremamente angoscianti e riflessioni sociologiche tutt'altro che banali: il sesso è un contagio necessario e tutt'altro liberatorio in questo coming-of-age dai toni profondi, perfettamente calato nella contemporaneità e contrassegnato da una tensione costante, che lo attraversa dal primo all'ultimo minuto. Il Male, in questo caso, è un vero e proprio virus che si trasmette con l'atto sessuale, ma dal quale ci si può liberare, anche se non del tutto, passandolo a un'altra persona: salvarsi equivale a condannare il prossimo sventurato. Un lieve (ma evidente e forse impossibile da evitare) calo nella seconda metà intacca solo in minima parte uno degli horror americani più inquietanti della prima metà degli anni Dieci del nuovo millennio. Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes 2014.
