Polonia, 1944. In un ghetto ebreo presidiato dalla Gestapo, i superstiti attendono il loro tragico destino. Quando si sparge l'erronea voce che Jakob (Robin Williams) è in possesso di una radio, la quale riporta favorevoli notizie di guerra, l'ottimismo torna a riaccendersi: l'uomo sarà costretto a proseguire nel riportare notizie false, per alimentare una flebile speranza.

Tratto dall'omonimo romanzo dello scrittore tedesco Jurek Becker, Jakob il bugiardo è una sorta di fiaba edificante e consolatoria, più che un documento testimoniale, sull'irrappresentabile tragedia dell'Olocausto durante la Seconda guerra mondiale. Pervaso di buonismo costruito a tavolino e fondato sulle doti istrioniche di Robin Williams, il film gioca sul facile terreno della retorica e dei toni melodrammatici pennellati di amara ironia per coinvolgere emotivamente lo spettatore. Un prodotto che lascia perplessi per la scelta di ironizzare con tale facilità su un argomento così tragico, a beneficio di un pubblico facilmente ricattabile sul lato sentimentale. Poco utile sia storicamente che cinematograficamente. È il remake di Jakob, der Lügner, realizzato nel 1975 da Frank Beyer.
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