Jurassic World - La rinascita

Jurassic World: Rebirth

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134

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La Terra si è rivelato un pianeta inospitale per i dinosauri, n gran parte deceduti. I pochi sopravvissuti vivono in zone equatoriali, con il clima più adatto alle loro esigenze: questi predatori si rivelano essere una potenziale fonte per un farmaco che potrebbe salvare la vita di moltissime persone.

«When dinosaurs ruled the Earth». Le parole quintessenziali del fu Jurassic Park (1993) che risuonano (e si mostrano) ancora a distanza di 32 anni in Jurassic World - La rinascita, settimo film della saga iniziata da Steven Spielberg (qui in veste di produttore) partendo dai romanzi di Michael Crichton. A conti fatti ci si trova al cospetto di un B-Movie camuffato grazie a un budget investito su effetti visivi obiettivamente notevoli, al di là di alcune scelte discutibili in tema di dinosauri ibridi. Al timone c'è Gareth Edwards che, dopo aver diretto uno dei migliori film della saga di Star Wars - Rogue One: A Star Wars Story (2016) - esordisce anche in questo storico franchise, ma senza riuscire a entusiasmare fino in fondo. Alla sceneggiatura, David Koepp, che torna a occuparsi del materiale scritto da Crichton (del quale ora, a parte ovviamente i dinosauri, resta solo l'ambientazione tropicale e poco più) dopo essersi occupato del film originale e di Il mondo perduto (1997): lo script è abbastanza elementare, scorrevole e senza sbavature, ma anche senza reali guizzi degni di nota, eccezion fatta per alcune sequenze realmente ben confezionate e capaci di incantare (una, su tutte) o regalare attimi di pura tensione. Se è vero che è principalmente questo che si chiede a un film di Jurassic Park, allo stesso tempo la pellicola lascia negli occhi la sensazione di un intrattenimento allo stato puro che ha poco da dire e molto da mostrare: azione e avventura sono gli ingredienti fondamentali di un film in cui, tuttavia, manca carisma nei protagonisti (da Scarlett Johansson a Mahershala Ali, entrambi in parte ma lontani da Owen o Claire, senza scomodare il cast dell'inarrivabile primo capitolo) e anche nelle creature preistoriche, tra le quali a dominare rimane sempre il t-rex. Se è innegabile che le sequenze adrenaliniche non manchino, così come sono presenti omaggi allo spirito d'avventura tipico del cinema spielberghiano - primo fra tutti il riferimento a Lo squalo (1975) -, resta anche vero che il messaggio ambientale e la critica all'avidità delle case farmaceutiche a uso e consumo di pochi eletti sono spunti di riflessione non certo innovativi, anche per un film che probabilmente non aveva alcuna pretesa se non quella di intrattenere, spaventare e divertire il pubblico.


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