Jimmy (Jack Reynor), ex carcerato, e suo fratello Eli Solinski (Myles Truitt) sono costretti a fuggire da un criminale in cerca di vendetta. 

Rivedibile esempio di neorealismo proletario in chiave fantascientifica, Kin si lascia suggestionare da una refolo di sci-fi vintage e anni ’80 e ne fa il blando pretesto per un avventura incolore e con ben poco vento in poppa. Una modesta operazione di genere, fanciullesca e visionaria ma con la pretesa di suonare al contempo anche brutta, sporca e cattiva, che rimastica ed edulcora sporcizia e personaggi poco edificanti col piglio di un film alla Joe Dante opportunamente collassato verso una posticcia idea di periferia e di disagio, tra pistole laser e contrasti familiari e morali sbandierati con troppa faciloneria. Il teen movie fatica però a integrarsi con la cupezza di fondo e il minestrone finale, nonostante qualche lampo al fulmicotone nella fotografia e nel tessuto visivo, lascia parecchio a desiderare, assestandosi dalle parti del compromesso che finisce per mescolare e affastellare troppi generi e non accontentare in sostanza davvero nessuno, con tanto di finale teso a scimmiottare malamente i cinecomic. Piccole parti per James Franco e Dennis Quaid. Nel cast anche Zoë Kravitz nei panni di una spogliarellista. Diretto dai fratelli registi Jonathan e Josh Baker a partire dal loro cortometraggio Bag Man e musiche dei Mogwai, svogliate e non certo all’altezza della loro fama. 

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