The King of Kong: A Fistful of Quarters
The King of Kong: A Fistful of Quarters
Durata
79
Formato
Regista
Steve Wiebe, un insegnante di scienze, perde il lavoro e la fiducia in se stesso. Chiuso in casa, inizia a giocare on-line con un videogioco: Donkey Kong. Giorno dopo giorno, Steve tenterà di battere il record che appartiene a Billy Mitchell, osannato come il giocatore del secolo.
Primo lungometraggio di Seth Gordon, regista che in seguito si farà conoscere per commedie di scarso livello, The King of Kong: A Fistful of Quarters è un documentario che analizza con notevole lucidità la dipendenza dal (video)gioco e l’ossessione di battere ogni record. Superare le prestazioni dei concorrenti alla vetta, si trasforma in una sorta di tentativo di dare un senso alla propria esistenza e l’esperienza di Steve Wiebe è emblematica in questo senso. Battuto il record di Billy, Steve costringerà quest’ultimo a tornare a giocare per riprendersi quel primo posto che ha mantenuto per tanto tempo. Seppur vittima di uno stile registico grezzo e un po’ acerbo, il film fa bene il suo dovere di riflessione sociologica su un fenomeno che ha iniziato a prendere piede negli anni Ottanta e non si è più fermato. Gordon non si limita a descrivere i due contendenti, ma compie una panoramica più ampia sugli appassionati dell’universo videoludico e sulla necessità di ogni essere umano di sfidarsi con altri e di provare a vincere, tanto in una salagiochi quanto per inserire il proprio nome nel libro del Guinness dei primati.
Primo lungometraggio di Seth Gordon, regista che in seguito si farà conoscere per commedie di scarso livello, The King of Kong: A Fistful of Quarters è un documentario che analizza con notevole lucidità la dipendenza dal (video)gioco e l’ossessione di battere ogni record. Superare le prestazioni dei concorrenti alla vetta, si trasforma in una sorta di tentativo di dare un senso alla propria esistenza e l’esperienza di Steve Wiebe è emblematica in questo senso. Battuto il record di Billy, Steve costringerà quest’ultimo a tornare a giocare per riprendersi quel primo posto che ha mantenuto per tanto tempo. Seppur vittima di uno stile registico grezzo e un po’ acerbo, il film fa bene il suo dovere di riflessione sociologica su un fenomeno che ha iniziato a prendere piede negli anni Ottanta e non si è più fermato. Gordon non si limita a descrivere i due contendenti, ma compie una panoramica più ampia sugli appassionati dell’universo videoludico e sulla necessità di ogni essere umano di sfidarsi con altri e di provare a vincere, tanto in una salagiochi quanto per inserire il proprio nome nel libro del Guinness dei primati.