Dino (Victor Cavallo) è un uomo in forte crisi esistenziale, peggiorata dalla dipartita del fidato amico sacerdote Daniele (Rocco Mortelliti). Moglie, lavoro, partito, psicologo: tutto gli appare sempre più distante e disarmonico. Saranno proprio le immaginate apparizioni di Daniele a dargli una briciola di conforto.

Autore fieramente indipendente, D'alessandria firma un film alieno da compromessi. La depressione del protagonista è affrontata con il ritmo indolente e potenzialmente respingente degli umori dello stesso, l'apertura immaginaria ha un pathos molto trattenuto e la relativa liberazione dal lutto ha una spiritualità laica priva di vere consolazioni, quindi distante anni luce da prodotti con un soggetto vagamente simile ma più piacioni. Con un'impronta espressiva meno marcata del precedente L'imperatore di Roma, ma comunque interessante per chiunque voglia affrontare un punto di vista non banale su lutto e depressione, realizzato peraltro in un periodo in cui quest'ultima era molto meno conosciuta e accettata a livello popolare. Peccato però che il copione sia troppo debole in diversi passaggi, limitando non poco il coinvolgimento generale e diversi dei tanti spunti messi in campo risultino così meno incisivi del dovuto.
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