La porta dell'inferno
Jigokumon
Durata
86
Formato
Regista
1159: la ribellione di Heiji vede scontrarsi i clan Minamoto e Taira. Morito Endo (Kazuo Hasegawa), samurai fedele al secondo clan e al sovrano, crea un diversivo grazie all’aiuto della dama di compagnia Kesa (Machiko Ky). Si invaghisce della donna e, dopo la fine del conflitto, la sua infatuazione diventa ossessione.
Il regista Kinugasa parte da un affresco storico per arrivare a raccontare una storia privata e morbosa: il samurai Morito passa da essere un eroe durante la battaglia a un individuo viscido e spregevole, incapace di accettare il rifiuto da parte di Kesa e disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Narrativamente, quindi, si discosta dal racconto epico tipico delle storie di samurai (pur non mancando, soprattutto nella prima parte, scene d’azione), basandosi invece sull’ossessione amorosa che porta inevitabilmente alla tragedia. Ricco di pathos il personaggio di Kesa, donna spaventata eppure decisa a difendere ad ogni costo il suo onore e la fedeltà verso il marito Wataru (Isao Yamagata). I due uomini sono invece opposti: tanto viscerale e impulsivo è Morito, quanto pacato e riflessivo è Wataru. Entrambi, comunque, sono caratterizzati da sfumature che rendono per nulla banale il loro scontro. Superbo il lavoro sul colore che concorse all’enorme successo intenzionale: primo premio a Locarno e a Cannes e due Oscar, per il miglior film straniero e per i costumi. Tratto da una pièce di Kan Kikuchi.
Il regista Kinugasa parte da un affresco storico per arrivare a raccontare una storia privata e morbosa: il samurai Morito passa da essere un eroe durante la battaglia a un individuo viscido e spregevole, incapace di accettare il rifiuto da parte di Kesa e disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo. Narrativamente, quindi, si discosta dal racconto epico tipico delle storie di samurai (pur non mancando, soprattutto nella prima parte, scene d’azione), basandosi invece sull’ossessione amorosa che porta inevitabilmente alla tragedia. Ricco di pathos il personaggio di Kesa, donna spaventata eppure decisa a difendere ad ogni costo il suo onore e la fedeltà verso il marito Wataru (Isao Yamagata). I due uomini sono invece opposti: tanto viscerale e impulsivo è Morito, quanto pacato e riflessivo è Wataru. Entrambi, comunque, sono caratterizzati da sfumature che rendono per nulla banale il loro scontro. Superbo il lavoro sul colore che concorse all’enorme successo intenzionale: primo premio a Locarno e a Cannes e due Oscar, per il miglior film straniero e per i costumi. Tratto da una pièce di Kan Kikuchi.