Last Vegas
Last Vegas
Durata
105
Formato
Regista
Quattro amici over 70 si ritrovano a Las Vegas per celebrare l'addio al celibato di uno di loro, Bill (Michael Douglas). A causa di un contenzioso passato con il promesso sposo che ancora non gli perdona, Paddy (Robert de Niro) è piuttosto ostile all'idea, ma alla fine gli altri due (Morgan Freeman e Kevin Kline) lo convincono. Tra una sbronza e l'altra, gli amici faranno i conti con se stessi e con il tempo che passa.
Senza dubbio Last Vegas si vorrebbe reggere unicamente sui quattro grandi interpreti che mette in campo, sornioni e smaliziati, smaccatamente autoironici nel fare i conti con i segni dell'età che avanza e delle senili debolezze che inevitabilmente ne derivano. Vedere nello stesso film quattro giganti e mostri sacri del cinema americano quali Robert de Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Kline di fatto può essere considerata un'attrazione a sé stante, ma non può bastare affatto quando a cucire insieme le loro gesta c'è una sceneggiatura così fiacca e stereotipata, che spreca il potenziale della nostalgia e dei bagordi e scivola via verso soluzioni conciliatorie e buoniste, annacquate e prevedibili, quando non stiracchiate e volgarotte. Il format è palesemente rubacchiato al successo di Una notte da leoni (2009), ma l'anarchia in questo caso è solo sbandierata e mai realmente messa in campo. Film d'apertura del Torino Film Festival nel 2013.
Senza dubbio Last Vegas si vorrebbe reggere unicamente sui quattro grandi interpreti che mette in campo, sornioni e smaliziati, smaccatamente autoironici nel fare i conti con i segni dell'età che avanza e delle senili debolezze che inevitabilmente ne derivano. Vedere nello stesso film quattro giganti e mostri sacri del cinema americano quali Robert de Niro, Michael Douglas, Morgan Freeman e Kevin Kline di fatto può essere considerata un'attrazione a sé stante, ma non può bastare affatto quando a cucire insieme le loro gesta c'è una sceneggiatura così fiacca e stereotipata, che spreca il potenziale della nostalgia e dei bagordi e scivola via verso soluzioni conciliatorie e buoniste, annacquate e prevedibili, quando non stiracchiate e volgarotte. Il format è palesemente rubacchiato al successo di Una notte da leoni (2009), ma l'anarchia in questo caso è solo sbandierata e mai realmente messa in campo. Film d'apertura del Torino Film Festival nel 2013.