Nel corse delle sue lezioni, il professor Kilroy (John Hurt) è solito smontare quelle opere che sono considerate dei capolavori nei rispettivi ambiti artistici. Durante la “lezione 21”, il suo bersaglio è la Nona di Beethoven: mentre argomenta le proprie posizioni, racconta una storia avvenuta nel 1824, con protagonista un violinista (Noah Taylor) morto congelato insieme al suo strumento.

Opera prima per il grande schermo del noto scrittore Alessandro Baricco, che scrive e dirige una pellicola capace di interessare soltanto per il tempo dei titoli di testa. Dopo che la voce narrante smette di introdurre la vicenda, si assiste a un lungometraggio pretestuoso e presuntuoso, ambiguo nelle tesi di fondo e attraversato da scelte stilistiche a dir poco sopra le righe. Tentando inutilmente di sovraccaricare l'apparato visivo, Baricco tenta di dare pari valore a quest'ultimo e alle parole: missione fallita, perché i dialoghi e le immagini non riescono mai a integrarsi adeguatamente, mentre la confusione narrativa si fa sempre più evidente e inarrestabile con il passare dei minuti. Cinematograficamente impresentabile e strutturalmente imbarazzante. Flop anche ai botteghini.
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